C’era troppo ottimismo sui mercati azionari per far si che continuassero la loro crescita senza incappare in qualche stop fisiologico.
Il pretesto per vendere è stato fornito dall’allargamento delle proteste nei paesi arabi e al conseguente balzo del petrolio, che ha portato subito a mettere in discussione la ripresa economica.
Ne ha beneficiato il mercato obbligazionario governativo, che era in ipervenduto ma soprattutto con un elevato pessimismo, ed ha portato sull’azionario a scaricare gli eccessi di ipercomprato e ridimensionare l’ottimismo.
Con il balzo della volatilità (previsto nella News Flash “Occhio al Vix” del 17 febbraio ) e il calo degli indici, i traders privati che operano sui futures (small speculators) non potevano che diventare meno confidenti sulle prospettive dell’azionario.
Nella passata settimana la posizione “long” totale detenuta da questa categoria di traders (denominata Not Reportable) sui futures degli indici Usa, secondo il Cot report, è scesa ai livelli d’inizio ottobre.
Il calo dei contratti “long” (qui di seguito il grafico del controvalore totale delle posizioni) era già iniziato due settimane fa e nel caso in cui dovesse continuare, anche senza un ribasso significativo degli indici azionari, rappresenterebbe un ottimo segnale di acquisto “contrarian”.
Anche gli investitori privati americani, quindi non speculatori, hanno perso le certezze di qualche settimana fa.
Il sondaggio dell’AAII ha mostrato un netto calo dei rialzisti (di quasi il 10%) nella passata settimana e un aumento di una quota superiore dei ribassisti. I primi sono scesi al 36,6% mentre i secondi sono cresciuti a quota 36,2%. Per i rialzisti si tratta di valori che non si vedevano dalla prima settimana di settembre 2010.
Di questo passo, senza che si registrino crolli sull’azionario, non ci vorrà molto ad avvicinare i valori minimi dei rialzisti raggiunti all’inizio dell’estate scorsa.
I traders istituzionali che operano sulle opzioni dell’Oex hanno ancora una volta venerdi approfittato per acquistare in prevalenza opzioni put. Il put/call ratio sull’Oex ha chiuso come il venerdi precedente sopra 2,80.
Questo segnala che i traders istituzionali non si aspettano una ripresa immediata del trend rialzista ma ulteriori ribassi, che arriveranno quando l’attuale rimbalzo di breve sarà terminato.
E’ probabile che questa pausa da alcuni sia stata scambiata per l’inizio di una prolungata fase ribassista, forse sarà cosi, ma l’evoluzione degli indici Usa, in particolare dell’S&P 500, assomiglia sempre più a quella vista durante il 3° anno di mandato presidenziale Usa del 2007.
Il grafico seguente confronta dall’inizio dell’anno l’evoluzione del periodo 2006-2007 con quello del 2010-2011.
Possiamo notare che dopo il ribasso della primavera 2006, seguito da un consolidamento estivo come quello del 2010, il rialzo successivo è terminato nella 3° settimana di febbraio, per la precisione il 22/02/2007.
Il ribasso violento che si verificò portò a segnare un primo minimo il 5 marzo seguito da un secondo minimo definitivo il 14 marzo.
Nell’evoluzione del 2010-2011 il massimo, dopo il rialzo partito nell’estate, è stato fatto il 18 febbraio.
Nelle prossime due settimane quindi qualsiasi ribasso che porti l’S&P 500 in zona 1.300 o 1.280 va comprato per non perdersi l’evoluzione successiva, che secondo il seguente “frattale” prevede un massimo non prima di luglio, a quel punto forse con un nuovo picco di ottimismo degli investitori sarà il caso di non seguire la strategia “buy on dip”.
Paolo Calcinari