Con questo uno – due da incontro di boxe i mercati sono riusciti nel corso della settimana a riprendersi e a chiudere sopra l’apertura di lunedì, che aveva realizzato una brutta candela giornaliera.
Gli investitori hanno quindi fatto presto a dimenticare i problemi dei debiti sovrani, grazie al consistente numero di aziende Usa che hanno battuto le previsioni sugli utili trimestrali e sui fatturati, da Intel, Ibm a J&J ed infine con Apple.
Un’estrema partecipazione al movimento rialzista si è riscontrata anche sul Nyse, poiché per 2 giorni consecutivi (il 19 e il 20 aprile) il rapporto tra Advance e Decline è stato superiore a 2 volte.
Questo pattern è scattato dopo i minimi di metà marzo 2 volte, e come nelle precedenti, tranne rari casi, ha anticipato ulteriori rialzi dell’indice.
Buone notizie dal sondaggio degli investitori privati americani, la percentuale dei rialzisti mercoledì è scesa a poca distanza dai valori minimi di metà marzo, al 32,16% un -10% rispetto alla settimana precedente.
Anche se la percentuale dei ribassisti non è elevata, al 31%, il fatto che vi sia la metà di rialzisti rispetto al picco d’inizio anno non può che influenzare in modo favorevole i mercati azionari per i prossimi mesi.
Il Vix ha chiuso la settimana sotto quota 15%, scendendo sotto i minimi di aprile e dicembre 2010, a loro volta allineati a quelli del maggio 2008 e ottobre 2007.
Il trend della volatilità implicita è impostato al ribasso, e prima di stabilizzarsi come fece tra il 2004 e la metà del 2007, vede come target quota 10%.
Considerando che per 2 giorni di fila il Vix ha chiuso sotto la sua banda di bollinger inferiore, come ha fatto alcune volte nei precedenti 12 mesi, è probabile che nell’immediato la volatilità registri un balzo temporaneo, interrompendo il recupero del mercato azionario.
Una causa di possibile aumento della volatilità potrebbe essere il comunicato successivo al meeting della Fed di mercoledì. In un articolo del Wall Street Journal, uno dei giornalisti più “vicini” alla Fed ha scritto che mercoledì verrà annunciato che il Quantitative Easing 2 in scadenza a giugno non sarà seguito da un terzo QE, preparando il mercato a prossimi aumenti dei tassi d’interesse.
Il periodo degli interventi monetari straordinari della Fed pare comunque essere al termine, con l’economia e i mercati azionari che dovranno dimostrare di poter camminare con le proprie gambe.
Paolo Calcinari
paolo@sentimentcharts.it