Il 2018 è iniziato premiando ancora una volta il rischio. Gli indici usa hanno performato già il +5% in pochi giorni, andando quindi ad erodere il residuo che, in base alle previsioni, dovrebbe fare nel 2018.
Personalmente credo che il mercato fosse già sopravvalutato nel 2017, ma la politica di Trump ha fatto salire l’ottimismo, tutto da verificare nella realtà dei fatti, a livelli estremi e non passa giorno che gli indici USA non aggiornano i propri massimi.
Il grafico parla da solo : come nel 2009 ci fu un estremo ipervenduto, marcato dall’RSI (in arancione) ora ci troviamo nella parte opposta, nell’ipercomprato che dopo 9 anni di crescita, praticamente in assenza di storni significativi, segna un quasi assurdo valore di 90 e il grafico è ormai un iperbole.
Graficamente e statisticamente sembra imminente uno storno del mercato.
L’Europa sembra attendista e il grafico si muove ancora sotto il vecchio massimo, con l’Italia che fatica a superare i 24.000 e con le elezioni ormai alle porte. E’ inevitabile che se scende l’America lo farà anche l’Europa, anche se quest’ultima, ha delle valutazioni dei titoli più “umane”.
Il dollaro ha beffato tutti coloro che lo davano sotto la parità : il dollar index (dollaro contro tutti) ha iniziato a scendere ad inizio 2017 ed ora si trova a ridosso di importanti supporti sia statici che dinamici. Da quest’area potremmo assistere ad un repentino rimbalzo.
Mentre il dollaro contro euro è ancor più bello, se così possiamo dire: nel senso che si approssima a raggiungere area 1.25-1.26 dove passa una trend line discendente di lunghissimo corso che potrebbe respingere i prezzi ormai in divergenza di ipercomprato.
Le materie prime hanno corso tanto dall’inizio dell’anno complice il petrolio, e non solo, che ha strappato al rialzo perforando la prima area di resistenza a 62$. La successiva è 75$ e la poi c’è 80$. Spazi di crescita ci sono ma l’ipercomprato si fa sentire.
L’oro è stato ben comprato, soprattutto negli ultimi giorni, complice anche le vendite sul dollaro. Ma è solo questo oppure gli investitori si stanno preparando a difendersi il caso di ribasso dell’azionario ?
Una prospettiva e alternativa interessante ce la offre il grafico delle valute emergenti contro dollaro. Queste valute salgono dall’inizio del 2016 e la trend line principale discendente è stata perforata. Se ci mettiamo il fatto che le obbligazioni paesi emergenti, soprattutto in valuta locale, offrono rendimenti nettamente superiori ai mortiferi titoli occidentali, ne consegue che sono da prediligere, e non essendoci alternative questa volta potrebbe saltare la correlazione inversa sul dollaro.
Sulle criptovalute : non essendo ancorata a nessun valore è in preda alla furia della semplice domanda e offerta. Guarda caso, dopo la quotazione al mercato dei futures, dando quindi anche la possibilità di venderle o andargli contro, il bitcoin è passato da 20.000€ a 10.000€in pochi giorni e iniziano a fallire gli intermediari….. fate vobis !
CONCLUSIONI :
Se tempo fa, a livello strategico abbiamo alleggerito il dollaro, oggi al livello tattico, converrebbe aprire qualche posizione lunga per chiuderla in area 1,15.
Per chi mi ha seguito nei mesi/anni precedenti oggi dovrebbe avere un portafoglio costituito da una bassa esposizione azionaria, con cambio EUR/USD molto ridimenzionato, copertura con oro, obbligazioni paesi emergenti anche in valuta locale o obbligazioni di bassa duration per attutire l’impatto del rialzo dei tassi.
In caso di storno più o meno violento dei mercati non saremo esenti da volatilità ma la strategia così impostata dovrebbe proteggere al meglio il portafoglio.
Saluti