La definizione Orsi e Tori è la metafora di borsa che sta a rappresentare la forza rialzista scaturita dall’incornata del toro, dal basso verso l’alto, contro la zampata dell’orso che invece viene dall’alto e che spinge verso il basso.
Una rappresentazione antica certo, ma che rispecchia molto il periodo attuale. La lotta intestina tra rialzisti e ribassisti a cui assistiamo in queste settimane è fra chi pensa che i mercati siano troppo elevati nelle quotazioni e nelle valutazioni e chi invece pensa che i margini di crescita siano ancora elevati.
A ben vedere c’è da fare diversi distingui. A partire dalla borsa americana che in fatto di multipli, valutazioni e confronti storici appare davvero in un trend maturo, complice anche le forti aspettative che Trump aveva dato a novembre ma che ad oggi non si sono ancora manifestate. Se dovessimo fare la tara a queste ultime ne uscirebbe un S&P davvero molto caro. Ciò non significa che di qui a breve ci saranno dei crolli, ma è bene sapere che uno storno, anche di una certa entità, sarebbe addirittura auspicabile.
Lotta intestina sul rapporto EUR/USD, che ha visto un repentino recupero dell’Euro, ben 15% dai minimi (ora sulla resistenza), che ha fatto andare in negativo anche le asset class migliori espresse in dollari, come le obbligazioni paesi emergenti e la borsa americana che, espressa in EURO è negativa del 5% dall’inizio dell’anno.
Cambi quindi che influenzano e annacquano le performance, ma a dire il vero, se ricordate bene, lo avevamo già preventivato : il dollaro è troppo caro e con Trump che vuole un’America competitiva basta un twitter per far girare il cambio …. Così è stato.
Attorno al perno che ha fatto girare il dollaro al ribasso, ci sono però tutta una serie di asset class che ne stanno beneficiando.
A partire dai paesi emergenti, che sono stati i protagonisti in questo 2017 anche sul fronte obbligazionario in valuta locale, dove però il dollaro ha fatto la differenza nel breve.
Una vittima illustre, complice il rallentamento dell’inflazione attesa, è stato invece l’indice delle materie prime CRB che rappresentato in EURO lambisce i minimi già toccati ad inizio 2016. La storia però insegna che l’indice è inversamente proporzionale al Dollaro, quindi ora che il dollaro ha ripiegato dovremmo vedere riflessi positivi tu questo indice.
Molto più silenzioso e sornione è stato l’oro, che nella sua conformazione grafica ha raggiunto e testato più volte la soglia dei 1.300$, ora combaciante con la trend line discendente di lungo periodo. Il break out di quest’ultima avrebbe un impatto importante sul corrispettivo GDX delle aziende aurifere e ciò significherebbe anche che i mercati sono entrati probabilmente in un clima di risk-off. Il quadretto ci sta …..
L’Europa, senza il cambio in dollari, per noi è stata la migliore. Il break out di fine 2016 ha prodotto i suoi effetti. Ora la fase è di pull back e mercati USA permettendo c’è da auspicare un proseguimento del trend.
CONCLUSIONI :
Direi di mantenere e confermare la rotta presa ad inizio anno : fuori dagli USA, più peso in Europa, incremento obbligazioni paesi emergenti, soprattutto in valuta locale. Incremento materie prime e ancora oro a copertura di tutto.
Sul dollaro prima ero negativo facendo hedge laddove è stato possibile, ora ai livelli attuali sono neutro: potrebbe arrivare anche a 1,25- 1,28 ma potrebbe anche rafforzarsi fino a 1,12 in virtù delle agevolazioni fiscali di Trump previste entro fine anno e ad un più morbido Draghi sulla politica monetaria BCE.
Nel frattempo ben ritrovati e buon lavoro a tuti.