Eccoci di nuovo a parlare dell’Euro e del suo fallimento.
In sintesi, l’Euro è già fallito. L’obiettivo della moneta unica era quello di dare stabilità ed unità, invece oggi non c’è ne l’uno ne l’altro. Avremmo dovuto avere denaro a buon mercato invece oggi abbiamo tassi alti e soltanto laddove è possibile ottenerli.
Si era detto che l’Euro avrebbe aiutato e uniformato gli Stati, invece oggi ognuno viaggia alla sua velocità e direzione propria.
Insomma se questi erano gli obiettivi dell’Euro non è stato centrato nemmeno uno, quindi un vero fallimento.
Con questo ovviamente non sono concorde con chi vuole che l’Euro finisca, ma i governi devono mettersi al lavoro per una sua ricostruzione. A partire dalla politica del rigore, fallimentare anche questa, e più spazio alla crescita. Se si cerca solo rigore e tagli la crescita non arriva per opera divina, bisogna investire.
La Merkel sembra ora voler cedere alla sua rigidità, eurobond e BCE come prestatore di ultima istanza sembrano più vicini.
La Grecia faccia pure quello che crede, il prossimo mese ci sono le nuove elezioni che sembrano essere un referendum sulla permanenza o meno della Grecia nell’Euro, e i mercati ovviamente sono in turbolenza, seppur controllata. In ogni caso è assurdo pensare che 11 milioni di persone possa condizionare a lungo la vita economica di 6 miliardi di persone.
Altri fallimenti illustri hanno colpito nel passato senza però causare catastrofi ed erano molto più grandi come Argentina, Russia, Brasile, e la più recente e piccola Islanda.
In Europa cammina soltanto la Germania, ma ciò che sembrava perso come Irlanda e Portogallo, invece si sono messe sulla giusta strada. Anche l’Italia sta facendo la sua parte, sebbene poteva farlo in modo diverso. La Spagna sta ancora pagando lo scotto dell’ubriacatura immobiliare, ma le crisi portano con se i geni della ripresa. Anche stavolta non sarà diverso.
La paura del fallimento dell’Euro ha prodotto ulteriori acquisti sul bund tedesco arrivato però a rendere 1,4% a dieci anni. Tasso ridicolo e giustificato soltanto da acquisti mirati in caso di conversione ad un ipotetico nuovo marco tedesco.
I DSI (daily sentiment index) ci danno una lettura assai chiara della situazione :
Sul Bund si sono accumulati, ormai da mesi, miliardi di Euro pagati pochissimo e il perdurare nella zona di estremo ottimismo troppo tirato suggerisce uno scarico a breve e la conseguente ricerca di rendimenti più elevati con il ritorno all’equity:
Di riflesso, su SP 500 è bastata una giusta correzione per far precipitare il sentiment in zona di estremo pessimismo, segno di nervosismo volatilità che poco guardano ai fondamentali USA che invece sono più che decenti e comunque in costante miglioramento:
Il lento scivolamento dell’Europa è invece il più giustificato, ma ormai, con l’ingresso nella zona dell’estremo pessimismo non mi sorprenderebbe vedere a breve un’inversione magari motivata dai p/e bassi e appetibili:
Anche l’oro stavolta potrebbe contribuire ad una prossima inversione dei listini azionari, grazie alla sua recente capacità anticipatrice delle fasi di mercato. Da notare il +2% di giovedì a fronte di mercati fortemente negativi:
Per il rapporto EUR/USD direi che lo storno dell’euro sia una cosa normale in questi frangenti ma difficilmente si porterà al di sotto di 1.20. Questa è la soglia di allerta degli USA gia pronta ad intervenire con una nuova svalutazione a mezzo dell’annunciato QE3. Il cambio oscillerà nella parte bassa del range ma senza esagerazioni, ulteriore segno che l’attuale fase di storno sembra essere "controllato".
Conclusioni:
Il momento della verità si avvicina e il banco delle scommesse è sempre più affollato. P/e bassi, sentiment negativo, bund ai minimi, tassi bassi e utili record delle aziende, suggeriscono che questa è una zona d’acquisto a basso rischio. Tra un mese ci sarà il verdetto greco, ma le borse sono solite anticipare gli eventi e non sarei sorpreso di vedere un recupero a «V» dei mercati, Europa inclusa.