Fare trading nella Zona è piuttosto un’arte che una scienza esatta.
La Zona che il mercato ha raggiunto è quella fascia di prezzo, più o meno larga, entro il quale si sviluppano le quotazioni, ma non più in una direzione univoca bensì con forze che cominciano ad alternasi tra rialzisti e ribassisti e ha molto a che fare con l’emotività umana.
Qualche mese fa, grazie ai nostri indicatori e ragionamenti discrezionali siamo stati in grado di entrare sul mercato ai minimi di quello che poi si è palesato come un pull back settimanale del trend iniziato a marzo 2009.
Successivamente il trend si è sviluppato al rialzo, complice la forte liquidità immessa da tutte le banche centrali, dal Giappone all’Inghilterra, dalla Fed e finalmente anche dalla Bce.
Le tensioni sull’Europa si sono affievolite, ma non del tutto, grazie anche all’intervento di Draghi che ha riportato il tasso Bce ad un più consono 1% eliminando quindi “l’ignobile” rialzo operato da Trichet.
I fondi, scarichi di azioni e sotto riscatti hanno beneficiato soltanto parzialmente del trend in atto. Allo scorso mese la raccolta degli azionari era ancora negativa ma c’è da giurare che, viste le recenti perfomance del mercati, gli investitori abbiano ricominciato a comprare.
Sul grafico tutto ciò si traduce in un andamento ad onde, come quelle che ci spiega Elliott nella sua teoria:
Su S&P sono perfettamente visibili le 5 onde in fase di completamento del ciclo iniziato nel marzo 2009, dove si individua il target dell’indice sui massimi entro giugno-luglio pv. Poi si vedrà ….
Per il momento però è bene fare delle considerazioni anche macroeconomiche per capire che quando ci troviamo di fronte alle certezze, le opportunità svaniscono.
Il mercato è risaputo ama anticipare gli eventi. Nel novembre scorso ha scommesso su una pronta risoluzione della crisi europea, che poi non è stata affatto risolta appieno, ha anticipato i buoni dati USA sulla disoccupazione che poi è effettivamente calata, e ha previsto una stabilizzazione del settore immobiliare che oggi vede un recupero costante sia delle compravendite che dei prezzi .
Quindi in USA le cose vanno meglio che in Europa dove qualche nodo è venuto al pettine ed è stato snche sciolto, ma il mercato è ancora impostato su un rialzo dopato dalla liquidità immessa nel sistema e non già dai dati macro che sono ancora deludenti, come l’occupazione, pil ecc … In particolare in Spagna la disoccupazione al 25% ci dice che il paese è messo anche peggio di noi ma soprattutto ci fa notare che il sistema Europa ancora scricchiola.
In asia le cose vanno benino anche se il rallentamento cinese pone gli operatori in difensiva ma io ritengo invece che sarà da lì che arriveranno le soddisfazioni maggiori, giacché la Cina e la sua banche centrale hanno ancora ampi spazi di manovra ed è notizia di queste ultimi giorni che l’inflazione è in calo su tutte le sue componenti , segno che con le manovre sui tassi operate in precedenza hanno sortito effetti benefici tesi a raffreddare il surriscaldamento dell’economia.
Dicevamo quindi che il mercato si trova in una Zona dove le resistenze, ma anche i supporti eserciteranno le loro influenze. La tendenza è indubbiamente rialzista ma probabilmente non sarà tutto rose e fiori come nella prima parte del trend. Forse si faticherà un po’ per arrivare al famigerato obiettivo del massimo storico ma lì è la vera resa dei conti : ci sarà il break al rialzo o l’ennesimo ritracciamento ?
Al nuovo passaggio sui 1.550 punti S&P sarà la 3° volta che ci farà i conti e in analisi tecnica la 4° volta è quella definitiva, per cui un po’ di storno da quel livello me lo aspetto, poi se i dati macro saranno migliorati e il clima sarà positivo potremmo anche assistere al break dei nuovi massimi, ma credo non prima di fine anno.
In ottica di sentiment mi piace spesso relazionarmi con la slide qui sotto :
In USA direi che stiamo tra l’ottimismo e l’eccitazione, certamente sul tecnologico NASDAQ, in Europa siamo forse tra la piena speranza e il poco sollievo.
La view rimane rialzista con il distinguo di chi è già in posizione e potrebbe prendere profitto sugli strappi e ricomprare sugli storni. Per chi è invece fuori dal mercato o ancora troppo sottoesposto ogni ritracciamento è un’occasione per incrementare la posizione, accumulando sulla debolezza in previsione di un eventuale break dei massimi.
Non dimentichiamo che nei trend long si compra, si compra e ancora si compra. Ci si deve impegnare per sfruttare ogni occasione d’acquisto. Se si pensa che il mercato abbia raggiunto il massimo allora comprare ancora. L’inverso nelle fasi ribassiste, che non è questa.
Quello che conta quindi è la traccia che i soldi lasciano sottoforma di grafico e ad oggi il grafico è Long e sarà tale fino a prova contraria.
N.B. Se si volesse smorzare l’eventuale volatilità del portafoglio nei prossimi 3 mesi, si potrebbe diversificare sulle aziende aurifere, (non direttamente l’oro che attualmente si trova in fase laterale) le quali hanno fatto negli ultimi 2 trimestri utili da record e iniziano a dare ottimi dividendi, vista lo loro sottovalutazione al livello macro.