La Fed cambia rotta ed alza i tassi dopo quasi 10 anni. Li alza di 0,25% soddisfacendo le attese di tutto il mercato che nelle ultime settimane aveva già anticipato l’evento con atteggiamenti e volatilità quanto meno schizofrenici. Le cassandre erano pronte a giurare che il rialzo del tasso fosse l’inizio della fine, invece le borse hanno salutato l’evento con un rialzo liberatorio.
Lo 0,25% di per se non incide poi tanto, anche perché già ampiamente scontato da tutti i mercati, ma quello che conta è la direzione presa ed il cambio di rotta.
Nel passato la Fed rialzava i tassi ad ogni riunione come quando Greespan li rialzò per 25 volte di seguito, a prescindere dalla situazione di mercato. Questa volta sarà diverso : ogni rialzo non sarà scontato e la Fed valuterà di volta in volta le condizioni di mercato e macroeconomiche prima di pronunciarsi.
Questo atteggiamento dovrebbe produrre una volatilità tutto sommato contenuta in range di prezzi non troppo ampio.
Tatticamente, in un trading range si compra quando le vendite sembrano prevalere e si vende quando l’ottimismo sembra estremo.
Un bel da fare per il 2015 !
Probabilmente sbaglia chi pronostica una recessione. Non ve n’è infatti traccia : la disoccupazione è in calo, gli Usa viaggiano ad un costante +2% e la Cina probabilmente raggiungerà il +7% seguita da un Europa che potrebbe fare molto bene nel 2016 grazie ai nuovi spazi aperti dall’euro basso.
Invece, la spasmodica attesa del rialzo tassi della Fed, più volte rinviata, ha creato un eccessivo pessimismo sui paesi emergenti, sulle valute locali e sulle materie prime, asset class penalizzate dalla forza del dollaro, che però bisognerà monitorare con attenzione e verificare se sarà capace di andare sotto la parità con l’euro.
La pressione sul dollaro è stata molto forte sin qui e forse la spinta si sta già esaurendo. Non penso che il dollaro si indebolirà, ma neanche che abbia la stessa forza del passato. Ricordiamoci che i mercati si muovono sulle aspettative (rialzo tassi) e che a news avvenuta si guarda già oltre.
Pertanto un dollaro che si va a stabilizzare attorno alla parità con l’euro lo vedo come lo scenario più plausibile.
Tutto questo per dire che il vuoto che si è creato attorno alle valute emergenti, spingendole oltre la terza deviazione standard, potrebbe presto iniziare a colmarsi con un ritorno in media che vale circa il +30% sulle valute locali. Se poi aggiungiamo che i titoli obbligazionari di dette aree rendono mediamente il 7% direi che gli ingredienti ci sono tutti per aumentare l’esposizione.
Aggiungiamo anche il fatto che le materie prime sono ai minimi storici e tali paesi ne sono grandi esportatori e che nelle ultime settimane si sono visti afflussi record sugli etp dei metalli preziosi, come anche gli afflussi copiosi sugli etp del petrolio che in parte smentiscono i ribassi violenti degli ultimi giorni.
In pratica, se l’inflazione americana, dovesse partire, soprattutto dal lato consumo di beni reali, e già qualche segnale in tal senso c’è, le materie prime potrebbero rimbalzare, e anche violentemente, spingendo il vento a favore degli emergenti e le loro valute.
Insomma, in 2016 non sarà di certo un anno noioso.
Auguri di buone feste a tutti voi e famiglie.