Il prezzo del petrolio ha rotto gli argini e quota 63$ al barile. Certo che quando era a 140$ si paventava una recessione tremenda perché il prezzo era troppo alto e ci immaginavamo, di li a poco, di camminare a piedi.
Ora che il prezzo scende troppo, nuovo allarme recessione ! Ma come ?! Se il prezzo scende ne beneficiamo un po’ tutti mi direte… e invece no. No perché se il prezzo dovesse scendere a 35-40$ al barile, e sembra che sia diretto proprio lì, molte aziende petrolifere non potrebbero onorare i propri debiti, innescando una spirale viziosa simile a quella del 2009 con i mutui subprime.
Per non parlare poi dei paesi che con il petrolio ci vivono come Russia e Venezuela.
L’OPEC dal canto suo non taglia la produzione sperando che molti piccoli operatori falliscano eliminando quindi la concorrenza, rendendo non convenienti le nuove tecniche di estrazione dalla roccia, molto produttive ma anche molto costose che pongono il loro punto di pareggio attorno a 60$, sotto non avrebbero convenienza. Dall’altro lato invece ci sono i produttori americani che invece si dichiarano disponibili a comprare le piccole aziende prendendole per la gola attorno ai 40$ al barile. E poi c’è il fatto che con il petrolio basso si rendono meno convenienti le forme di energia alternativa (solare, eolico, geotermico ecc.) con buona pace di chi vorrebbe vedere presto un mondo più pulito.
Insomma un bel minestrone d’ incertezza e dove c’è incertezza si nascondono anche le opportunità : petrolio basso equivale a costi minori per le aziende paragonabile ad un aiuto endogeno pronta cassa, che dovrebbe favorire utili maggiori, almeno in USA.
Per l’Europa invece l’attendista Draghi rimanda abilmente il QE da 1 Trilione di Euro, strizzando quindi l’occhiolino di nuovo alla Merkel e tenendosi in canna il colpo da sparare quando davvero ce ne sarà bisogno. Del resto il primo obiettivo è svalutare l’Euro ma questo già sta avvenendo e il QE può quindi aspettare, forse Marzo 2014.
A completamento del quadro a tinte fosche dalle scarse opportunità c’è la nostra povera Italia declassata al rating BBB- un passo dalla valutazione “spazzatura”, mentre lo spread tocca i minimi da non so quanti anni a questa parte.
Tutto sfalsato e la guardia deve essere tenuta ben alta, a dispetto della statistica che vorrebbe il rally di fine anno.
Saluti